Disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi correlati
DSM-5 manuale diagnostico e statistico
Secondo il DSM-5 (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, APA, 2014) rientrano in questa categoria diagnostica il disturbo ossessivo compulsivo e i disturbi correlati che vengono descritti seguentemente.
Disturbo ossessivo compulsivo
Il DOC è caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni il cui contenuto può variare tra gli individui. Se il DOC non viene trattato il decorso è solitamente cronico, l’esordio del disturbo può avvenire in età infantile o adolescenziale con un picco tra i 14 e i 25 anni. Delle ossessioni fanno parte pensieri, impulsi o immagini che persistono e che vengono ritenuti non desiderati e intrusivi e che portano l’individuo a provare ansia e disagio. Il soggetto attraverso il tentativo di ignorare e sopprimere questi pensieri, impulsi o immagini, mette in atto una compulsione, cercando di eliminarli con altri pensieri e azioni. Le compulsioni sono comportamenti ripetitivi (lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali (pregare, contare, ripetere parole mentalmente) che vengono attivati in risposta alle ossessioni. Hanno lo scopo di ridurre l’ansia, il disagio o eventi e situazioni temute.
Disturbo di dismorfismo corporeo
Presenza di preoccupazioni verso uno o più difetti percepiti nell’aspetto fisico ma che non vengono rilevati o appaiono come lievi agli altri, sono presenti anche comportamenti ripetitivi (guardarsi allo specchio, cura eccessiva del proprio aspetto, stuzzicarsi la pelle) oppure azioni di tipo mentale (confrontare il proprio aspetto con quello altrui, convinzione di essere osservato e giudicato). Questo disturbo provoca nell’individuo alti livelli d’ansia, soprattutto di tipo sociale che lo portano all’ evitamento delle situazioni per paura di essere deriso dagli altri.
Disturbo da accumulo
Questo tipo di disturbo è caratterizzato da un accanita difficoltà da parte del soggetto di disfarsi dei propri averi, indipendentemente dal valore dell’oggetto a causa del forte bisogno della conservazione degli stessi e del dolore che comporterebbe il gettarli via. E’ necessario che questo tipo di disturbo venga differenziato dal semplice collezionismo in quanto i sintomi portano ad un accumulo eccessivo che raggiunge proporzioni ingestibili poiché arriva a congestionare gli spazi vitali del soggetto. L’insorgenza di tale disturbo è stimata intorno agli 11-15 anni, con il tempo si arriva ad una maggiore interferenza nel funzionamento quotidiano del soggetto a livello lavorativo, sociale e per la qualità della vita del soggetto stesso e dei famigliari.
Tricotillomania (disturbo da strappamento di peli)
La tricotillomania presenta un comportamento compulsivo di strappamento di peli o capelli, che conseguentemente porta alla perdita degli stessi. Questo tipo di comportamento porta così a calvizie e ad una alopecia localizzata, lo strappamento di peli può avvenire però in diverse aree del corpo e le zone più comuni sono oltre al cuoio capelluto, le sopracciglia, le ciglia, mentre le zone meno comuni riguardano le aree ascellari, facciali, pubiche e perianali. Questo tipo di disturbo è caratterizzato da un età di insorgenza che coincide con la pubertà, il decorso nella maggior parte dei casi è cronico con oscillazioni sintomatologiche se non viene trattato.
Disturbo da escoriazione
Affinchè vengano soddisfatti i criteri diagnosti, l’individuo attua un ricorrente stuzzicamento della pelle che porta alla formazione di lesioni cutanee e a ripetuti tentativi di ridurre o interrompere lo stuzzicamento. Lo sviluppo di questi comportamenti sono spesso preceduti da sentimenti quali ansia e noia, anche un aumentato senso di tensione può precedere l’atto. Il soggetto prova piacere o un senso di sollievo quando un capello o un pelo viene strappato o la pelle escoriata.
Obiettivo della terapia
La strategia psicoterapeutica che verrà utilizzata avrà lo scopo di mettere in luce le modalità esperienziali del paziente, evitando di soffermarsi solamente in modo superficiale sui modi di raccontarsi che il paziente fa del proprio mondo, con il fine di riportalo alla propria esperienza. Uno degli obiettivi principali consisterà nel rispondere alla domanda del paziente, che nella maggior parte dei casi verterà sulla richiesta della diminuzione dei sintomi, questo potrà avvenire alla fine del primo colloquio attraverso la rifigurazione della storia di vita del soggetto che consentirà l’attribuzione di un nuovo significato al suo racconto, con l’intento di renderlo maggiormente intellegibile al paziente stesso (Liccione 2011). Questo percorso favorirà l’appalesarsi di nuovi orizzonti di attesa maggiormente identitari, con la conseguente progressiva trasformazione dei modi di fare esperienza del paziente. Fino al raggiungimento di una modalità di fare esperienza per lui maggiormente identitaria.
Bibliografia
American Psychiatric Association (2014). Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione-DSM-5,(edizione italiana a cura di Massimo Biondi), Milano, Raffaello Cortina Editore. Liccione, D, (2011). Psicoterapia cognitiva neuropsicologica, Torino, Bollati Boringhieri. Liccione Davide, Liccione Diego, (2016). Il primo colloquio in Psicoterapia, Padova, Libreria Universitaria.